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Crisi economica e terrorismo, malattie, criminalità, droga, pedofilia hanno un elemento in comune: la paura che incutono. Spesso smisurata e contagiosa, questa paura è in grado di condizionare le nostre esistenze: spinge a minimizzare i rischi, a limitarsi - a non viaggiare, non uscire, non mangiare ciò di cui non si conosce l'origine, in breve, a non fidarsi - e ad accettare sempre più sofisticate forme di controllo pur di sentirsi "al sicuro". Ma al sicuro da cosa? Le nostre vite sono talmente protette che possiamo permetterci di focalizzare l'attenzione su pericoli soltanto potenziali, che nella vita non si realizzeranno mai. La paura è un sottoprodotto del benessere e ha un potere tale che può addirittura "affascinare": è questa la tesi sostenuta dall'autore nella sua battaglia contro quella che considera una delle principali limitazioni di libertà dell'uomo moderno. Attraverso documentati esempi, Svendsen sottolinea come il peso della paura dipenda soprattutto dal ruolo che noi le permettiamo di avere, e prospetta la possibilità di un futuro più vivibile attraverso il semplice recupero di valori come la speranza, l'ottimismo fattivo e la fiducia nelle capacità dell'uomo di migliorare se stesso e la società.